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Coscienza nel piatto… sono certa che stai pensando a qualcosa di complicato.

Per me rappresenta semplicemente la formula giusta per prendersi cura di sé e del Pianeta!

La coscienza è quella parte di noi che ci spinge a riflettere, ad analizzare e ad allargare le nostre visioni, in ogni nostra azione quotidiana. Il piatto identifica “il pasto”, uno dei momenti più importanti delle nostre giornate che riviviamo migliaia di volte in una vita, quello che, da soli o in compagnia, gustiamo o ingeriamo senza pensarci tanto. Ma cosa mettiamo nel piatto? Cosa ci spinge a scegliere cosa mettere nel piatto? In questi termini, è veramente difficile pensare ad una coscienza senza piatto, e contemporaneamente, ad un piatto senza coscienza!

Sì, perché è una questione di scelte. Mentre le specie animali più evolute scelgono tra i vari cibi a loro disposizione quello che garantisce la sopravvivenza, per l’uomo la sua evoluzione sociale, psicologica e culturale, ha fatto in modo che le sue scelte alimentari prescindessero dall’istinto di sopravvivenza. La sua fame ancestrale, il bisogno di mangiare per sentirsi forte e sano, si è trasformata quasi esclusivamente in un appetito incontrollabile, nella ricerca dell’ appagamento attraverso l’ingestione di particolari cibi: per avere un’idea di quanto questo sia vero, basta pensare a quando alla fine di un pasto abbondante, si trova sempre “un piccolo spazio” per il dolce!

Il bombardamento incessante operato da tutti i mezzi di comunicazione, a tutte le ore del giorno e della notte, ha contribuito a generare l’enorme confusione che ancora oggi spinge molti ad ignorare la stretta associazione che intercorre tra Dieta e Salute. Perché “Dieta” non è sinonimo di “Dimagrire” (e perciò di sacrificio). Anzi. Ognuno di noi segue una dieta (dal greco δίαιτα “modo di vivere”) in grado di condizionare positivamente o negativamente il nostro stato di salute, attuale e/o futuro.

L’industria alimentare e la sua cara amica “cattiva maestra televisione” hanno assunto a partire dal Secondo Dopoguerra, ed in particolar modo nell’ultimo ventennio, i ruoli di consulenti nutrizionali d’eccellenza, super affidabili e sempre disponibili: cibi pronti, cibi in scatola, carni trasformate, pasta, farine raffinate, succhi di frutta, merendine, prodotti light – solo per citarne alcuni – sono entrati a far parte delle nostre diete quotidiane, scalzando la nostra cara Dieta Mediterranea.

Sebbene sia inutile nascondere quanto il progresso in campo alimentare abbia migliorato la qualità della nostre vite, soprattutto in termini di praticità, non è possibile continuare ad ignorare la costante  e vertiginosa ascesa di patologie associate a scelte alimentari sbagliateobesità, diabete, patologie gastrointestinali, malattie cardiovascolari, malattie degenerative e cancro, per citarne alcune – che compromettono la qualità della vita e ne diminuiscono le aspettative.

Ciò che mangiamo contribuisce al nostro benessere o malessere, diventa parte di noi. Le generazioni passate lo sapevano bene: mangiavano cibo vero, cibo poco trasformato, cibo che donava la Terra che lavoravano e rispettavano.

Sì! La Terra. Il Pianeta che ci ospita – l’unico che al momento abbiamo a disposizione per vivere – è fortemente in affanno. È sotto gli occhi di tutti: continuare ad ignorare la nostra influenza sui suoi cicli naturali è controproducente. Niente che l’uomo produce in maniera diretta ed indiretta, va a finire nell’oblio del nucleo terrestre senza che sia ritornato a lui! Ne stiamo avendo prova negli ultimi anni, ad esempio, con i cambiamenti climatici che stanno assumendo dimensioni vertiginose e a tratti spaventose.

Per questo, riciclare, usare detergenti ecologici e biodegradabili per l’igiene del corpo e della persona, scegliere il cibo che mangiamo con consapevolezza, in funzione del suo impatto sulla Salute e sull’Ambiente è una prerogativa dell’uomo contemporaneo.

In quest’ottica, mi piace parlare di “Nutrizione sana e sostenibile”, una nutrizione in cui ogni uomo pensa al suo impatto nell’ecosistema Terra per garantirne la stabilità.

Il consumismo sfrenato e l’impiego sconsiderato di materie prime portano al consumo delle limitate risorse più rapidamente di quanto esso sia in grado di rigenerarle e ad un aumento pericoloso dell’inquinamento ambientale. L’apparente ricchezza della società industriale, infatti, nasconde la fragilità del complesso sistema alimentare attuale, sensibile ad ogni tipo di crisi, climatica, socio-economica, politica o finanziaria. Senza dimenticare il più grande paradosso del nostro secolo: se nei Paesi sviluppati, dove l’appetito la fa da padrone, ci si ritrova a far fronte alla pandemia di obesità (2 miliardi di persone sovrappeso ed obese) e allo spreco di cibo (circa un terzo della produzione mondiale destinata al consumo umano persa o sprecata a livello di produzione, trasformazione, distribuzione o a livello domestico), nei Sud del Mondo si continua a soffrire la fame (circa 1 miliardo di persone sul Pianeta sono sotto nutrite e più di 1 miliardo presenta malnutrizione e carenza di micronutrienti).

Perciò, mettere un po’ di Coscienza nel Piatto è necessario ed irrimandabile. Da parte di tutti, grandi e piccini. Non aspettiamo che qualcuno faccia sempre qualcosa al posto nostro. Il fine ultimo è generare Salute, la nostra e della Terra che ci ospita.

Diventiamo consumatori consapevoli. È dimostrato che le indicazioni nutrizionali internazionali tese a controllare l’epidemia di obesità e a ridurre il rischio di sviluppare patologie croniche, partecipano anche al controllo dei fattori ambientali (FAO).

“Le diete sostenibili sono rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente accettabili, accessibili, economicamente eque e convenienti, nutrizionalmente adeguate, sicure e salutari. Favoriscono l’ottimizzazione delle risorse naturali e umane” .

Le diete sostenibili sono semplici da seguire perché garantiscono:

  • equilibrio energetico
  • fabbisogno di nutrienti
  • qualità dei nutrienti
  • rispettano le abitudini individuali
  • le tradizioni e le tipicità.

Non a caso, tra le diete sostenibili ritroviamo le diete vegetariane, la dieta vegan, e la cara Dieta mediterranea, quella delle originale (Ancel Keys insegna!). E allora…

Vogliamo garantirci Salute e Longevità? Scegliamo cosa mangiare.

Vogliamo cibo di qualità? Diveniamo consumatori esigenti! Acquistiamo cibo vero, sano e gustoso. Leggiamo le etichette. Facciamo scelte che condizionano il mercato, perché produce sempre quello che i consumatori chiedono (basta pensare a quello che sta succedendo con l’olio di palma).

Il cibo di qualità costa troppo? Curarsi costa troppo. Facciamo prevenzione. Il cibo sano è ricco di nutrienti e gusto ma fatto con ingredienti semplici: “la differenza si vede nel piatto, nel sapore e la si sente nel corpo”. Laddove gli ingredienti di partenza sono di “qualità” è dimostrato che, a parità di peso, si è spinti a mangiare una quantità ridotta di prodotto e perciò ad acquistarne piccole porzioni.

Scegliamo frutta e verdura di stagione, meglio se biologici, biodinamici, km 0, del contadino di fiducia o del nostro orto: tutto quello che le nostre nonne definivano genuino, che profumava d’amore e di coccole, che non presenta residui di fitofarmaci ed è ricchissimo di fitonutrienti ad azione antiossidante. E’ la Natura la nostra prima consulente nutrizionale perché organizza tutto alla perfezione: ad esempio, pensate a come un’anguria d’inverno non avrebbe alcun senso perché è durante la stagione estiva che abbiamo necessità di intensificare l’apporto di liquidi!

Seguiamo la stagionalità per il pesce al fine di combattere lo spopolamento dei mari.

Riduciamo gli sprechi: il contenimento degli sprechi aiuterebbe a ridurre la pressione sul sistema alimentare, migliorando l’alimentazione di una parte di popolazione e favorendo l’accesso al cibo di un’altra parte. Basta pensare che per ogni europeo si producono all’incirca 840 kg di cibo all’anno: 560 kg vengono consumati, mentre degli altri 280 kg, 200 kg vengono sprecati a livello di produzione (nei campi, nelle aziende di trasformazione, nei supermercati) e circa 95 kg vengono buttati via dal consumatore (260 g al giorno).

Facciamo diventare il tutto uno stile di vita e non una semplice moda di passaggio.

Recuperiamo un po’ di consapevolezza nella scelta del cibo che mangiamo e mettiamo un po’ di coscienza nel piatto!

FAO 2011

FAO 2011

http://www.fao.org/ag/humannutrition/biodiversity/en/ (Biodiversity and sustainable diets united against hunger FAO – Rome, 3-5 November 2010)

Farmageddon, Lymbery e Oakeshott, 2015

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